Data | 04-03-2020 |
Categoria | Ambiente |
Fonte | Coldiretti |
La temperatura sopra la norma e le ripetute giornate di sole di un anomalo mese di febbraio hanno risvegliato in anticipo le api, reduci da un “anno nero” per il comparto. E’ quanto emerge da un monitoraggio di Coldiretti sugli effetti di un inverno che anche nelle province lariane è stato particolarmente mite, con picchi di temperature da primavera inoltrata che, a fasi alterne, si sono avvicinate anche ai 19 gradi.
Una condizione climatica che hanno fatto uscire le api dai nostri alveari, ma ora il rischio per gli apicoltori è che un eventuale ritorno del freddo possa far gelare i fiori e anche far morire parte di questi insetti.
“Le api hanno iniziato a lavorare prima del previsto, con un anticipo di circa 20 giorni” conferma Fabio Villa, apicoltore di Casatenovo, in provincia di Lecco. “Da noi hanno cominciato a fiorire prugni e albicocchi. Dobbiamo incrociare le dita, perchè se vi fosse un ritorno tardivo del freddo, saranno problemi”.
E’ una situazione comune a tutti gli areali delle due province, ma più accentuata nella pianura brianzola: laddove l’inverno si è rivelato particolarmente mite, le ultime settimane hanno visto le api uscire più facilmente dagli alveari, agevolate dal sole e da temperature più alte della media.
Il clima mite e l’assenza di precipitazioni significative nell’ultimo periodo hanno fatto anche scendere il livello di riempimento del lago di Como (25%) nonché il livello idrometrico del fiume Po, che è basso come in piena estate, con una quota di -2,4 metri. Una situazione – sottolinea la Coldiretti lariana – che ha spinto l'Autorità distrettuale di bacino a convocare per il 6 marzo l'Osservatorio sulle crisi idriche per fare il punto della situazione anche perché non si prevedono precipitazioni se non di scarsa entità, per cui potrebbero verificarsi ulteriori riduzioni dei livelli idrometrici anche del 20%.
L’andamento anomalo di questo inverno conferma dunque – continua Coldiretti Como Lecco – i cambiamenti climatici in atto che si manifestano con la più elevata frequenza di eventi estremi e sfasamenti stagionali che sconvolgono i normali cicli colturali ed impattano sul calendario di raccolta e sulle disponibilità dei prodotti che i consumatori mettono nel carrello della spesa. L’agricoltura è l’attività economica che più di tutte le altre vive quotidianamente le conseguenze dei cambiamenti climatici con sfasamenti stagionali ed eventi estremi che hanno causato una perdita in Italia di oltre 14 miliardi di euro nel corso del decennio tra produzione agricola nazionale, strutture e infrastrutture rurali.